I cani bagnino: come intervengono

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foto di Claudia Bacchi

Sono stati i baywatch a sei zampe a salvare il bimbo di nove anni che il 3 settembre ha rischiato di annegare nel mare di Isola Verde di Chioggia (Venezia). Giovanni si era avventurato al largo finché, spaventato, senza forze, è stato assalito dal panico. Ecco, allora, che due soccorritori, affiancati dai loro angeli con la coda, l’hanno raggiunto e riportato a riva. L’azione dei bagnini a sei zampe è rapida, immediata, precisa, condizioni indispensabili per acciuffare in tempo utile un corpo, quando il cuore vuole arrendersi e la vita sembra affondare fra le onde.

Salvagente a quattro zampe

Dimenticate l’immagine del cane che si tuffa da solo, afferra il bagnante al polso e lo trascina a riva. Avviene solo nei film. La procedura è complessa e coinvolge più soccorritori, ma quando c’è Fido, è lui a fare la differenza: scattante, veloce, potente, fa da salvagente e da motore, consentendo a vittima e bagnino di risparmiare le forze e tornare a riva anche fra onde turbolente. Ce ne parla Andrea Schiavon responsabile, con Nicoletta Ferrulli, delle sezioni Veneto ed Emilia Romagna della Scuola Italiana Cani da Salvataggio (SICS), la più grande organizzazione nazionale per cani da soccorso in acqua, composta da 350 volontari (700 fra uomini e cani) che contribuiscono in modo determinante a rendere più sicure le nostre spiagge.

Lavoro di squadra

Sono chiamati a presidiare i tratti di spiaggia libera dove il numero di bagnini non basta a garantire la sicurezza. Questo servizio integrato è stato ideato otto anni fa dalla SICS Veneto insieme a Marcello Marino, allora Comandante della Capitaneria di Porto di Caorle e attivato poi in altre spiagge italiane. Ogni postazione è composta da 6-8 operatori con i rispettivi cani. “Pattugliano in coppia la battigia a turni di mezz’ora, poi si riparano all’ombra di un gazebo, per evitare un colpo di calore ai bagnini a quattro zampe” spiega Schiavon. “Quando una persona è in difficoltà, un’unità cinofila parte, mentre l’altra avvisa via radio il bagnino sulla torretta, il quale allerta l’infermiere che dispone di un defibrillatore automatico. Accorciare i tempi è il nostro obiettivo principale”. Basta qualche minuto di troppo per perdere una vita.

Fido non è mai solo

In un soccorso reale, il cane non lavora mai solo, è sempre accompagnato dal conduttore/bagnino. “L’animale non è consapevole delle condizioni della vittima. Una persona disperata può afferrarlo, trascinarlo sott’acqua e farlo annegare”, per questo non gli è permesso avvicinarsi troppo. Le tecniche di intervento sono diverse, scelte in base alle condizioni meteo, a quelle del mare e al tipo di soccorso da effettuare.

La tecnica a delfino

Fu definita cosi da Fabrizio Cuneaz, l’istruttore che inventò la speciale imbragatura da soccorso per il cane, perché ricorda il delfino che trascina un uomo aggrappato alla pinna. Il conduttore afferra l’imbragatura e si lascia trainare dal cane, addestrato a dirigersi verso qualcuno che agita le braccia in acqua, raggiunge l’obiettivo riposato e può intervenire con un’azione più efficace. Poco prima dell’arrivo, per la sua sicurezza, il cane viene lasciato stazionare a pochi metri di distanza. Terminato l’intervento, viene richiamato per riportare a riva bagnante e conduttore, fungendo da galleggiante e da motore.

Accanto allo stand up paddle

Molte spiagge dell’Adriatico sono piatte, il mare è basso e c’è l’insidia delle buche. Correre a piedi per 300 metri in 50-70 cm d’acqua è faticoso e richiede troppo tempo. In questi casi si ricorre alla Stand Up Paddle (SUP) da Rescue. Si tratta di una speciale tavola da surf che velocizza l’operazione. Il soccorritore, steso sulla tavola, rema con le braccia, il cane lo segue a nuoto. “Ci siamo ispirati alla tecnica dei bagnini australiani” continua Andrea, “istituzioni sacre laggiù tanto quanto i Vigili del fuoco perché operano lungo spiagge difficili e intervengono in un mare pericoloso, fra squali e onde alte tanti metri. Siamo andati da loro per affinare la tecnica”. Il vantaggio della tavola è quello di potervi caricare la vittima. Nella parte anteriore è fissata una cima, il cane la stringe in bocca e trascina tutti a riva, mentre il conduttore, libero dall’incombenza di nuotare, può praticare le prime cure di emergenza a chi è in difficoltà. La tavola dispone di maniglie laterali per essere caricata sull’ambulanza se fosse necessario.

Su motovedette e moto d’acqua

Indispensabili per intervenire lontano dalla spiaggia, spesso allertati dalle Capitanerie di porto. “Un operatore bagnino guida i veicoli e l’unità cinofila sale sulla motovedetta o sulla barella galleggiante fissata dietro la moto d’acqua. Entrambi i veicoli sono veloci, consentono un intervento rapido e grazie alla presenza del cane, addestrato a lavorare anche al buio, possiamo salvare più persone in un’unica operazione”.

Dall’elicottero

Necessario nei casi più complessi, per interventi in alto mare. Cane e conduttore si calano in due modi: su un’imbarcazione fissata a un cavo d’acciaio che scorre lungo una sorta di argano, oppure si tuffano direttamente in mare. È in questo momento, e anche quando si lancia dalla motovedetta, che Fido dimostra tutto l’affiatamento e la fiducia che lo lega al suo bagnino a due zampe: il peloso finisce sott’acqua, rischia di bere, ma non perde sicurezza, determinazione, e quel temperamento necessario a svolgere un’azione veloce e a lieto fine.

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