Giocare con il proprio cane, divertirsi con palline, corde, legnetti e tornare bambini, perché il cane è un bambino per sempre. È una delle prime raccomandazioni di Ivan Balabanov, allevatore, conduttore e addestratore. La rigidità allontana, mentre il gioco rafforza il rapporto, aumenta l’intesa, attiva e motiva il cane, lo stimola a lavorare, lo mette nella condizione di chiedere e non di subire. A quel punto, l’animale è più disponibile, impara più velocemente e senza scontri. “Addestramento senza conflitti” è il suo mantra, da più di vent’anni diventato il titolo di numerosi seminari in tutto il mondo e di lezioni che si possono anche acquistare online a questo link.
“Il più delle volte, a inibire il potenziale che il cane ha di apprendere sono gli stessi addestratori perché si pongono in modo sbagliato e tuttavia pretendono di saperne valutare capacità e intelligenza. Le insidie che nascono dagli errori sono frequenti, ma si devono evitare. Rispettare il cane significa metterlo nella condizione di dimostrare quanto è in grado di capire. Ci accorgeremmo che capisce molto di più, e molto più velocemente di quanto noi possiamo immaginare”.
Verso ovest per coltivare la sua passione
Bulgaro di nascita, statunitense di adozione, Ivan Balabanov è tutt’ora un appassionato studioso del comportamento canino. Ha iniziato da piccolo con i cani randagi per le strade di Sofia: osservava le dinamiche del branco, le gerarchie, il rapporto con le persone. Un giorno vide un pastore belga Malinois fotografato sul retro della copertina di un giornale, forse l’unica foto di malinois che girava in quegli anni in Bulgaria, e se ne innamorò. Decise di cercarne uno e di intraprendere la carriera di addestratore.
Fuggì in modo rocambolesco dalla Bulgaria, allora controllata dal regime comunista, per raggiungere il Belgio. Fu accettato come rifugiato politico e svolse lavori umili per guadagnare il necessario per comprarsi un cane. La sua prima malinois fu Nakita des Deux Pottois. Con lei, Ivan macinò chilometri in bicicletta per frequentare i campi di addestramento e iniziò ad ottenere i primi risultati internazionali: due mondiali FMBB e un dodicesimo posto al mondiale FCI del 1995.
Trasferitosi negli USA, avviò il suo allevamento di malinois Ot Vitosha, affisso che si ispira a un piccolo centro vicino a Sofia (Bulgaria). Da allora in poi, con una sola eccezione, ha gareggiato esclusivamente con cani del suo allevamento, con i quali ha vinto due campionati del mondo (FMBB ed FCI) e tutte le gare più importanti made in USA.
Riflessivo, pacato, parla volentieri del suo lavoro. Misura con attenzione le parole. Per lui, diffondere un cultura cinofila rispettosa dell’animale è una sfida più difficile che addestrare un cane. Sogna un mondo nel quale gli addestratori siano in armonia con gli animali, che consentano ai nostri amici a quattro zampe di dimostrare il loro talento, presupposto per avere cani felici e rispettati.
Con lui, ho parlato dell’addestramento oggi e ascoltato un confronto sulla situazione attuale negli Stati Uniti e in Europa.
Come si diventa campioni del mondo?
In un certo senso, si deve fare dell’addestramento la propria ossessione. Campioni non si diventa solo grazie alla capacità tecnica ma anche al cervello. Bisogna porselo come obiettivo, sognare di diventare il numero 1 e partire con l’idea di farcela. Guai ad andare in gara pensando “vada come vada”.
Ma ossessione non è il termine giusto perché fa pensare che ci si debba allenare tutti i giorni, in modo, appunto, ossessivo. Io lo faccio quando posso. Se ho tempo e sono nello stato d’animo giusto mi alleno anche per 5 ore per poi fermarmi anche per un mese. Ma dico a me stesso: “Posso fare meglio di te”, mi ascolto mentre me lo ripeto a voce alta, finché ci credo. A questo punto, quell’obiettivo mi entra nel cuore e lavoro per raggiungerlo. Sono stato campione del mondo due volte, potrei esserlo ancora e quindi lavoro per questo obiettivo.
Ma non credo negli allenamenti lunghi, intensi e ossessivi. Non sono utili nemmeno al cane. Certi preparatori ti convincono che si debba lavorare tanto tutti i giorni. Io credo più nel talento naturale, che è anche un talento innato. La sua mancanza non sarà compensata da ore e ore sul campo.
La scelta del cucciolo. Consigli?
So che molti si affidano a test precoci che combinano varie prove alle quali ognuno attribuisce un proprio valore. Dal mio punto di vista, quindi dal punto di vista di un allevatore, questi test non hanno alcuna attendibilità. Il cucciolo in quel momento potrebbe essere addormentato, stanco, indisposto.
I cuccioli hanno grandi margini di cambiamento, quindi vanno visti giorno per giorno. Credo molto di più nella genetica, che secondo me garantisce per il 70% il carattere del cane. Certo è che se poi non viene sfruttata con le scelte giuste, i vantaggi della genetica non si esprimono. I risultati non si ottengono solo con il condizionamento o con una preparazione qualsiasi. Ci vuole una predisposizione innata. Questo vale anche per i bambini. A parità di intelligenza, non tutti diventano filosofi o scrittori, ma magari astrofisici o matematici.
In ogni caso, attribuisco molta importanza alla sensibilità ai rumori. Un cane che svolge attività sportiva si trova spesso in ambienti nuovi con stimoli sonori diversi e deve affrontarli senza stress. Un cucciolo che affrontare bene rumori di ogni tipo si ambienta meglio ovunque. Se invece è sensibile e li accusa, può mascherare il problema se ben condizionato, ma prima o poi emergerà. Rumori improvvisi e assordanti possono spaventare anche noi, ma ciò che conta è il recupero: come avviene e a che velocità.
Differenze fra l’addestramento statunitense ed europeo?
Nessuna, sostanzialmente princìpi e metodi sono gli stessi, ma negli Stati Uniti noi possiamo discutere apertamente e ricorrere senza censure a una varietà maggiore di attrezzature per l’addestramento.
Che cosa pensa dell’ultimo regolamento FCI? Pregi e difetti.
È guidato dall’idea di rendere l’addestramento più dog friendly, amichevole nei confronti dell’animale. È giusto, perché è vero che certi metodi andrebbero rivisti. Ma non credo siano questi i motivi che hanno spinto ad introdurre tali modifiche, quanto invece le pressioni esercitate dalle associazioni animaliste e gentiliste, cioè dai sostenitori dell’addestramento all’insegna del solo rinforzo positivo.
Quali sono i punti critici?
Nessuno in particolare. È sbagliata la filosofia che sta alla base, la quale cerca di farci credere che rinforzo negativo e punizione siano dannosi per il cane. E questo non è vero. In pratica, viene rifiutato il condizionamento avversivo, riconosciuto invece da psicologi e specialisti dell’apprendimento, cioè la possibilità di associare una sensazione spiacevole e negativa a un comportamento indesiderato. Ce lo dicono tutti gli insegnanti e i testi scientifici seri sui meccanismi di apprendimento. Ma non ci sarebbe nemmeno bisogno di scomodare la scienza per capirlo: le punizioni fanno parte ogni giorno della nostra vita sociale e di relazione e c’è una grossa differenza fra punizione e abuso. Tutti gli studi che pretendono di dimostrare che la punizione non funziona non sono obiettivi, ma seguono procedimenti condizionati dal risultato che vogliono ottenere. La punizione fa parte in ogni momento della nostra vita. Per esempio, se sotto la doccia non si regola bene l’acqua ci si scotta e in questo caso si riceve una punizione.
Però se due cani eseguono gli stessi esercizi, ma uno lo fa con evidente costrizione e forzatura mentre l’altro con piacere, concordo sul fatto che sia da incoraggiare il secondo, anche nel punteggio.
Quindi la punizione è comunque necessaria.
Certo. Il rinforzo negativo e la punizione positiva sono sempre presenti nella nostra vita. Essi ci consentono di imparare perché tutti siamo portati verso situazioni che procurano piacere e stiamo alla larga da quelle che ci disturbano e ci fanno male. Qualunque organismo vivente si comporta in questo modo, noi siamo biologicamente programmati in questo modo, dall’organismo unicellulare all’essere più sofisticato del pianeta (l’uomo). Non si può accettare che venga abolita la punizione. Nessuno studio di qualunque autore e disciplina, dalla psicologia evolutiva alla giurisprudenza alla sociologia, sosterrà mai che è giusto vivere nell’arbitrio, liberi di comportarci come ci pare, anche di sbagliare, e che sia giusto farlo senza conseguenze.
Nell’ambiente cinofilo, invece, stanno cercando di convincerci proprio di questo. Il rinforzo positivo da solo può funzionare, ma sicuramente non sempre e tutti ne sono ben consapevoli, indipendentemente da ciò che predicano. Il problema dunque, non sono le punizioni, ma il loro abuso, l’incapacità di metterle in pratica al momento opportuno con la giusta intensità, in base anche al carattere del cane. Se non si rispettano queste due condizioni, il cane non può capire.
Ma se l’intervento è corretto, cioè tempestivo e proporzionato all’errore e al carattere del cane, l’animale può imparare e correggersi, senza entrare in conflitto con il suo partner umano.
Quali sono gli errori più comuni?
Probabilmente il primo è quello di interpretare l’eventuale errore del cane come la volontà di farci fessi, un tentativo di ingannarci, di fare il furbo. Una posizione incomprensibile per me. Il conduttore/addestratore dovrebbe farsi un esame di coscienza e chiedersi se ha impartito al cane una indicazione chiara. Se è sincero, ammetterà che nel 90% dei casi, forse di più, egli è stato confuso e il cane non ha capito.
Il secondo errore più comune è quello di usare il cane come un oggetto, funzionale a realizzare il proprio sogno di fama e di successo. Obiettivi legittimi, ma non a discapito della dignità dell’animale. Voglio anche ricordare che spesso gli addestratori credono che un certo tipo di allenamento, un certo metodo possa, per così dire, “battere i geni” e anche questo è un problema.
Servono metodi di addestramento diversi in base alle razze?
No. Per esempio, un buon Pastore tedesco e un buon Malinois si possono addestrare seguendo lo stesso metodo. Sono due razze molto simili senza grosse differenze. In generale, però, le razze sono una manipolazione dell’uomo per ottenere cani con caratteristiche particolari. Quando si comunica con un cane, queste caratteristiche si devono conoscere. Nell’addestramento, non vanno mai osteggiate ma se si sa come sfruttarle, entro certi limiti, si possono controllare e adattare per ottenere ciò che ci interessa. Comprendere il corredo genetico del nostro cane è fondamentale. Esso non può essere cambiato, l’unica cosa intelligente da fare è trovare un modo per controllarlo e guidarlo.
Cosa pensa del collare elettrico? Negli Stati Uniti è consentito
La domanda è sbagliata. La questione non è quella del collare elettrico Sì o No, ma di accettare che l’insegnamento avvenga anche attraverso rinforzo negativo e punizione, cioè quello che in psicologia viene definito “condizionamento avversivo“, quindi torniamo a quanto abbiamo detto prima. Migliaia di prove scientifiche spiegano che l’insegnamento ha bisogno di questi metodi. Non c’è dubbio sul fatto che funzionino. Il problema è come applicarli nel modo corretto.
Dunque, ripeto, il tema non riguarda gli strumenti, che possono essere tanti, a partire dalla voce per arrivare a collari di vario tipo.
Per quanto riguarda il collare elettrico, quando in Europa hanno iniziato a proibirlo, gli addestratori hanno seguito le direttive imposte senza porsi alcun problema. Sono stati zitti, hanno accettato regolamenti che non condividevano nella certezza di trovare in seguito un escamotage per poterlo usare senza rischi. Ma non è stato così.
Che cosa provoca?
Gli studi sono stati tanti. Tutti hanno dimostrato che non provoca danni fisici, non arriva al cervello, non raggiunge il cuore, non provoca bruciori o scottature. L’impulso va da un elettrodo all’altro, questo è il principio attraverso il quale funziona. Eventuali segni sulla pelle sono provocati dalla pressione del metallo che compone il collare se il cane lo indossa per troppo tempo. Gli impulsi non c’entrano.
Essi creano invece un disorientamento mentale, l’animale ha la sensazione che qualcosa potrebbe succedere, ma in realtà non succede. È solo uno stato mentale, un’allerta. Per assurdo, è possibile aumentare progressivamente il livello dell’impulso per creare un’assuefazione alla quale il cane si abituerebbe in poco tempo, proprio perché non prova un dolore fisico.
Come nasce?
Il collare elettrico non è nato per gli addestratori di cani, ma per gli scienziati che svolgevano le loro ricerche sull’apprendimento negli animali. Prima dell’elettricità, per studiare il rinforzo negativo e la punizione adottavano sistemi pericolosi e invasivi, nei quali non era possibile dosare l’intensità dello stimolo negativo, quindi non erano controllabili. L’elettricità ha risolto questo problema, a vantaggio degli animali e della ricerca. Per certi versi, dato che non provoca danni fisici, possiamo considerarla un’illusione. Ecco la grande confusione che nasce soprattutto quando qui negli Stati Uniti si ascolta qualcuno come Victoria Stillwell, addestratrice e sostenitrice del metodo dolce. Presentatrice di programmi televisivi abbastanza diffusi, sta facendo del suo meglio per spaventare tutti sull’uso di questi collari.
Come funziona?
L’errore più grande è confondere tensione con corrente. Nel collare elettrico, è fondamentale il valore della tensione, più che il valore della corrente. Entrambe sono legate al funzionamento e alle caratteristiche degli apparecchi elettrici, ma sono due cose diverse. La prima si misura il Volt, la seconda in Ampere.
Con il termine tensione elettrica si intende alla differenza di carica tra due poli di un corpo conduttore, mentre la corrente è la quantità effettiva di cariche elettriche che scorrono tra gli stessi punti in un determinato tempo. Facciamo l’esempio di due serbatoi uguali, uno pieno di acqua l’altro mezzo vuoto, collegati da un tubo. La tensione è la differenza di livello d’acqua tra i due serbatoi, la corrente invece è la quantità di acqua e la velocità con la quale essa passa da un serbatoio all’altro attraverso il tubo, per pareggiare il livello, l’energia che si sviluppa si misura in Joule.
Maggiore è il dislivello, più alta è la corrente. In un collare elettrico, questo dislivello, che corrisponde alla differenza di carica tra due poli, è molto basso. In pratica, non conta quanta acqua ci sia nei due serbatoi, ma il dislivello tra i due. L’argomento è molto tecnico e anche molto complesso ma, in sintesi, potremmo paragonarlo all’elettricità statica che si sviluppa quando si strofinano molto velocemente due lembi di un tappeto, o quando si tocca qualcosa dopo essere usciti da un’auto. In entrambi i casi, il corpo si carica con diverse migliaia di Volt, ma l’energia rilasciata è così piccola che se la misurassimo sarebbe intorno a uno 0,00X Joule.
Nel 1991 il Dipartimento di Ricerca Industriale della Nuova Zelanda ha effettuato alcuni test e ha scoperto che un moderno collare elettrico in uscita produce circa 3000 volte meno energia elettrica rispetto ai recinti elettrici usati per gli animali da fattoria e anche 6 volte meno energia elettrica di quella che si sprigiona quando si cammina a piedi scalzi su un tappeto dopo averlo strofinato
Secondo alcuni studi però sarebbe dannoso.
Alcuni si concludono con l’evidenza di un fortissimo stress fisico sul cane. Ma questo accade quando viene usato male, cioè in modo casuale, quando non c’è un nesso fra l’azione del cane e la correzione, quindi l’animale non capisce e va in confusione. Faccio un esempio. Se entro in una stanza, cammino da una parte all’altra e qualunque azione io compia ricevo costantemente una scossa, non entrerò più in quella stanza perché non so spiegarmi quale delle mie azioni mi ha fatto meritare l’impulso sgradevole. Ma se entro in una stanza, infilo le dita in una presa di corrente elettrica e prendo la scossa, entrerò ancora nella stanza ma eviterò di infilare le dita nella corrente.
Che cosa aggiunge il collare elettrico all’addestramento rispetto agli altri strumenti?
È il modo più intelligente e sicuro per introdurre una punizione quando è necessaria ad interrompere un’azione sbagliata. E è anche il più rispettoso nei confronti del cane perché è forse l’unico del quale si sa con certezza che non provoca danni fisici, come ho già spiegato. Ovviamente, se viene usato nel modo corretto. Ma io ti dico di più. Se fossi certo che il rinforzo positivo promosso dal metodo gentile risolva come per magia tutti i problemi senza bisogno punizioni e correzioni e li risolva meglio di qualsiasi altra forma di educazione, non avrei alcuna ragione di scartarlo. Lo adotterei senza esitare e andrei anche dall’altra parte del mondo per impararlo. Ma oggi questo è solo un sogno.
La falsa narrativa dei gentilisti
La narrativa di tutti i movimenti gentilisti è falsa. I cosiddetti articoli scientifici che vorrebbero dimostrare che il rinforzo positivo è il top e non abbiamo bisogno di altro, non sono innocui, sono addirittura pericolosi. Infatti fuori dai laboratori, nel mondo reale, molti cani e proprietari finiscono per avere seri problemi semplicemente perché non ottengono le risposte che questi scienziati propagandano. Ho personalmente cercato di ottenere qualsiasi video dei loro studi, e non sono solo io. Noi tutti, istruttori seri di cani, saremmo molto curiosi di sapere come si fa. Nessuno di questi ricercatori è mai riuscito a dimostrarne la validità nella pratica, al di là del loro laboratorio. Non è difficile fare una ricerca e pubblicare un articolo con il risultato desiderato. Devi solo partire da una ipotesi e pilotare i vari passaggi della ricerca per dimostrarne la validità. Ma questa non è vera scienza. Sotto sotto, lo sanno tutti che questo è solo un sogno.
Al posto delle restrizioni, ci vorrebbe più educazione. Invece di demonizzare gli strumenti, si dovrebbe spiegare come si usano, perché i problemi non nascono dal loro uso, ma da un uso sbagliato. E questo vale per tutti.
Questo è un argomento così delicato! Ma se non iniziamo ad essere onesti e parlare apertamente non ci evolveremo mai nella giusta direzione. Alla fine, saranno i cani a pagarne il prezzo. È un argomento molto più lungo. Se qualcuno fosse interessato ad approfondirlo, invio ad un podcast in cui ho invitato alcuni dei migliori scienziati del mondo e con loro parliamo di apprendimento e argomenti come questo. Lo consiglio vivamente ai formatori cinofili e alle persone che hanno qualche ruolo importante nei vari club cinofili. Un sacco di conversazioni interessanti e stimolanti, l’unico aspetto negativo è che sono in inglese.
https://www.trainingwithoutconflict.com/podcasts/
O su YouTube:
https://www.youtube.com/channel/UCRPf_GML-R1xuzcQjv4f3rA
La situazione in Europa?
In Europa anziché preparare gli educatori/addestratori, si impongono continue restrizioni. Non si può usare il collare elettrico, ma spesso neppure il collare a strozzo. Questo non aiuta a risolvere i problemi dell’addestramento, per due motivi: o gli strumenti vengono usati di nascosto senza alcuna preparazione, quindi in modo sbagliato, o si ricorre a metodi primitivi peggiori e meno efficaci.
Se importasse davvero il benessere dell’animale, come si sostiene, si dovrebbero educare i preparatori all’utilizzo di questi metodi, non proibirli, perché quando si creano dei tabù, si peggiora la situazione.
Noi addestratori siamo sul campo tutti i giorni, abbiamo quotidianamente rapporti con il cane. Se i metodi dei gentilisti funzionassero, perché non dovremmo adottarli?
Il futuro dell’addestramento. Quali prospettive?
Non deve essere basato sui tabù ma sull’educazione, sulla collaborazione e sulla condivisione dei metodi che funzionano. Oggi abbiamo sistemi di informazione e di diffusione favolosi, come internet, dovremmo sfruttarli molto di più per diffondere una seria cultura cinofila. Capire come interagire senza conflitti sarebbe utile a noi preparatori, ma soprattutto ai nostri amici a quattro zampe. Insegnare e imparare in armonia consente di ottenere risultati migliori nello sport e favorisce anche una felice convivenza.
Ha collaborato Sonia Parisi
Per chi vuole informazioni sul suo allevamento:
http://malinois.com/malinois/
Per chi vuole saperne di più su di lui, sulle sue lezioni e vuole acquistale online:
https://www.trainingwithoutconflict.com/?fbclid=IwAR2zBG6J_0Ppb_L2XWpO0XqddB2X81HMhhP97sJT6Va7ugMjGSW14sZFytc
