Velocità di reazione: questione di tecnica o di genetica?

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Svelto, attento e scattante oppure lento, svogliato e disinteressato? Due comportamenti antitetici che riguardano la velocità di reazione e implicano conseguenze notevoli nella prestazione di uno sportivo a quattro zampe. Ce ne parla Domenico Carnicella, giudice, conduttore cinofilo anche in gare internazionali.
«In effetti, dai primi brevetti fino alle gare di livello agonistico più alto, si notano sempre cani con tempi di reazione brevissimi che quindi riescono a compiere azioni veloci, altri meno. Gli appassionati cinofili, e in particolare i conduttori, si saranno posti, come me, la domanda seguente: tale velocità di reazione è questione di tecnica o di genetica? Quale di queste due garantisce più dell’altra prestazioni agonistiche alte? È un dubbio sul quale è lecito interrogarsi, anche perché un giudice, nel valutare una prestazione agonistica, dovrà necessariamente differenziare la sua valutazione tenendo conto della determinazione del cane, della precisione nell’esecuzione di ogni esercizio, ma anche della velocità di reazione nell’eseguirlo.

Lo studio sul campo
«Apparentemente, tutti gli elementi portano a supporre che tale velocità sia dovuta:

– alla tecnica adottata,
– alla bravura del preparatore nell’insegnarla,
– alla costituzione morfologica del cane in relazione anche alla razza,
– a certe linee di sangue all’interno delle razze geneticamente più dotate.

Tutte caratteristiche sicuramente utili e imprescindibili. Ma non sufficienti. Così, in questi anni ho voluto approfondire alcune ipotesi che avevo formulato. L’ho fatto direttamente sul campo con cani in preparazione e appartenenti a diverse razze da Utilità e Difesa. Ho escluso soggetti con problemi specifici all’apparato motorio o comunque non in perfetta salute, altri con qualità insufficienti o mal impostati all’apprendimento.

La fisiologia non basta
«Per velocità di reazione si intende il tempo che intercorre tra la formulazione del comando e la sua esecuzione. Tale velocità, chiamata riflesso, è una naturale reazione dell’organismo a una stimolazione del sistema nervoso. Quando viene impartito un comando, i sensi del cane (come l’udito e la vista) lo recepiscono sottoforma di segnale sonoro o visivo (postura del corpo) e, sottoforma di impulso nervoso, lo trasmettono alla corteccia cerebrale che lo interpreta e poi lo inoltra alla periferia del corpo incaricata di reagire allo stimolo. Dal punto di vista fisiologico tuttavia, non esistono cani dotati di fibre nervose più veloci di altre nel trasmettere gli impulsi. Questo significa che entrano in gioco altri fattori. Ecco quali ritengo siano i più importanti.
Le 4 vie per accorciare i tempi

1 – Concentrazione
«Il cane che conosce bene lo schema di apprendimento stimolo – risposta – rinforzoaumenterà di sicuro la sua concentrazione nell’attesa del comando. Infatti, più veloce sarà la sua risposta, più velocemente sarà gratificato attraverso il rinforzo, che consisterà in un premio nei confronti del quale il cane è fortemente motivato. Ovviamente, il cane deve anche capire che se la sua risposta non sarà quella che ci si aspetta non riceverà alcun premio. Questo comportamento, ripetuto in modo corretto, porterà il cane ad ignorare gli stimoli inutili per raggiungere il suo obiettivo per concentrarsi invece sull’azione del conduttore/addestratore ed essere pronto a reagire per assicurarsi la gratificazione-premio ma, soprattutto, per riceverla più velocemente possibile.
2 – Carica emotiva
«Una carica emotiva corretta e ben calibrata in risposta ad uno stimolo induce le ghiandole surrenali a produrre più cortisolo e più adrenalina, ormoni che attivano e danno la carica a tutto l’organismo. Aumentaquindi anche il ritmo della respirazione e accelera il battito del cuore, pertanto i muscoli riceveranno più ossigeno dal sangue e quindi la loro risposta sarà più pronta.
Ecco perché è importante che il conduttore insegni al suo cane a sviluppare, ma anche a controllare, tale carica emotiva. Ogni cane, infatti, ha un suo limite di tolleranza. Se viene superato, la carica positiva si spegne e lascia campo libero all’ansia, nemica di un apprendimento corretto.
3 – Allenamento
«Anche un allenamento fisico costante e un’alimentazione adeguata sono importanti e necessari per mantenere efficienti le masse muscolari e l’apparato locomotorio. Se l’ordine di reagire raggiunge un muscolo giù di tono o un’articolazione poco elastica, la risposta sarà sicuramente lenta. L’allenamento però deve tener conto dei tempi di attenzione che variano da un soggetto all’altro e vanno rispettati. Ci sono cani che tollerano molto bene anche allenamenti quotidiani, purché siano brevi. È importante fermarsi prima che il cane sia stanco perché questo lo renderebbe più lento nelle reazioni e lo predisporrebbe malamente all’allenamento successivo.
4 – Intuito
«Per reagire velocemente, un cane deve imparare a codificare e raccogliere in pochi millesimi di secondo tutte le informazioni che precedono il comando, quasi anticipandolo. Se possiede una buona esperienza agonistica e conosce bene la sequenza degli esercizi, durante la fase di Obbedienza, per esempio, saprà quale comando riceverà dopo essere partito dal paletto, saprà come rispondere a tale comando e anche che quel comando sarà preceduto da segnali preparatori. L’unica incertezza riguarda il momento in cui verrà impartito, ed è proprio su questo che lui concentrerà tutta la sua attenzione. Anche il conduttore può contribuire a velocizzare la reazione se offre al cane un’informazione contraddistinta da buona qualità, non da quantità. Anzi, i messaggi inutili tenderanno a creargli confusione, quindi insicurezza e lui di conseguenza reagirà più lentamente.

«Forse alcuni cani hanno una predisposizione o una capacità innata di coordinare le informazioni e offrire risposte più rapide. Se è vero non è dimostrabile. Certo è, invece, che la conoscenza di questi aspetti da parte dei conduttori può ottimizzare la performance del loro amico a quattro zampe».

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