“Gli manca la parola: per il resto, siamo uguali”. Dell’uomo, il cane intuisce tristezza e allegria, reagisce a rimproveri, elogi, gratificazioni e sembra condividere con lui buona parte di quel complesso groviglio di emozioni che fanno palpitare il cuore, mettono in subbuglio la pancia e allertano il cervello. Ed è così che, forti della consapevolezza di enormi similitudini, unite alla granitica certezza che “gli manca solo la parola”, molti di noi considerano Fido sempre meno cane e più uomo. Ma l’assenza della parola non è affare da poco. Secondo il genetista Luigi Cavalli Sforza, sarebbe proprio la comunicazione che deriva dallo sviluppo del linguaggio a far prendere il volo alla specie umana e elevarla al gradino più alto dell’evoluzione. Da quel momento, il cervello primordiale comune a tutti i mammiferi, nell’uomo si fa più evoluto e complesso. Dalla metà del 1800 inizia la consapevolezza che anche gli animali provino emozioni: il saggio di Charles Darwin, L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali uscì nel 1872, ma le prime prove concrete arrivano nel secolo successivo con lo sviluppo delle neuroscienze che indagano il cervello attraverso strumenti oggettivi, svelano molti misteri, confermano e approfondiscono antiche intuizioni. La domanda cui questa nuova disciplina scientifica deve rispondere è la seguente: in quale parte del cervello nascono sentimenti ed emozioni? La differenza nella mente fra uomini e cani è tutta qui. Ce la spiega Luigi Ferini Strambi, docente di Neurologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Le Emozioni
Sono connesse alla parte più antica del cervello comune a tutti i mammiferi: il sistema nervoso autonomo, che regola gli impulsi innati e incontrollabili. E proprio questo sono le emozioni: reazioni immediate e istintive ad uno stimolo esterno, agiscono con la velocità di una freccia e servono al cane ad affrontare al meglio le sfide che incontra. Rabbia, paura, tristezza, gioia, scatenano nel giro di un nanosecondo una serie di reazioni fisiche comuni a tutti i mammiferi: il cuore batte più forte, aumentano gli ormoni come quelli dello stress, i muscoli si contraggono e il respito si fa più rapido. L’obiettivo è vincere la partita della sopravvivenza, così il cane fugge o si inchioda di fronte ad un pericolo, lotta per difendersi da una minaccia, si lecca i baffi davanti alla ciotola, scodinzola quando rivede il compagno umano che lo toglie dalla disperata solitudine. All’espressione delle emozioni concorre una struttura adiacente al sistema nervoso autonomo, il sistema limbico, che si occupa dell’apprendimento e della memoria. Una specie di cambusa dove stivare il maggior numero di esperienze per rielaborale e rievocarle al momento opportuno.
I sentimenti
Durante il suo percorso evolutivo, il cervello umano ha sviluppato più di ogni altro mammifero la neocorteccia. Qui si trovano le differenze che forniscono all’uomo gli elementi per creare la sua specifica rappresentazione del mondo e, di conseguenza, la reazione mentale ad esso. Qui viene elaborato il pensiero razionale e si annidano i sentimenti. Nel linguaggio comune, emozioni e sentimenti sono considerati sinonimi. Ma mentre le emozioni sono reazioni immediate, istintive, incontrollabili e brevi, i sentimenti sono rielaborazioni mentali legate alla cultura personale, alle convenzioni sociali, ai legami affettivi e durano a lungo. La psicologia moderna concorda nel ritenerli legati alla maturità. Non che i piccoli non provino sentimenti ma, per così dire, sono ancora grossolani e durano poco: i bimbi per esempio, più che odiare si arrabbiano e per poco tempo. Un improvviso cambio di scena e torna la serenità.
Questo significa che i sentimenti richiedono un’educazione emotiva di base e una certa esperienza degli altri per poter essere compresi: ciò implica una capacità che non è sempre presente nel cane. Effettivamente, al di là della gelosia, è difficile attribuire altri sentimenti al nostro migliore amico: significa che la capacità umana di provare emozioni è superiore? Non esattamente!
Il senso di colpa
Un caso esemplare di attribuzione indebita di sentimento riguarda il senso di colpa. La maggior parte dei proprietari è pronta a giurare che il proprio cane lo provi, tant’è che il web pullula di video intitolati “classifica dei cani colpevoli”. Per verificare quanto sia infondata questa convinzione, è stata condotta una ricerca presso il Barnard College di New York: ad un campione di cani è stato insegnato a rifiutare un biscotto offerto da un estraneo in presenza del proprietario. Quindi, i padroni sono stati allontanati e ai cani è stato offerto un altro biscotto per vedere che cosa avrebbero fatto in loro assenza. Ai proprietari è stato poi riferita la reazione dell’amico a quattro zampe e chiesto loro di tornare dal proprio cane e affrontarlo come erano soliti fare a seconda che avesse ubbidito o meno. Ma non era stata detta loro la verità. Ebbene: i risultati hanno mostrato che il comportamento del cane non dipende da ciò che lui aveva fatto mentre in padrone non c’era, ma dall’atteggiamento assunto da quest’ultimo appena rientrato nella stanza, a sua volta influenzato da quanto gli era stato riferito. Il cane che aveva trasgredito, non aveva alcuna consapevolezza di aver commesso una marachella.
La diversità
Questo studio sottolinea anche quanto il nostro comportamento nei confronti di Fido sia influenzato più dalle nostre convinzioni riguardo le sue capacità che non dalle sue capacità reali e ci invita a riflettere sul fatto che non tutti i sentimenti umani possono essere attribuiti ai cani perché nel mondo animale è la mente umana che detiene il primato della complessità del pensiero razionale.
Questo non significa che il cane sia inferiore a noi. Per esempio, ha sensi più acuti e affinati come udito, vista e soprattutto l’olfatto direttamente connesso ai centri emotivi del cervello e, di conseguenza, i suoi stati d’animo sono più variabili e più intensi. Insomma, è un concentrato di emozioni. Sono queste che vanno riconosciute e approfondite. Attribuire al nostro amico a quattro zampe sentimenti che non gli appartengono significa rimuovere la sfida per ciò che lo rende più interessante: la sue diversità, sviluppare incomprensioni e creare conflitti che possono compromettere la pacifica convivenza.